PENSIERI APERITIVI
IL BOSCO, UNO SPAZIO DI ASCOLTO E SCOPERTA DELLE PROPRIE RISORSE
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Dott. Arno Cardini e Dott.ssa Daniela Porcu
Per accogliere un’emozione è necessario lasciarla emergere… come? La Natura è maestra in questo.
“L’ascolto dei suoni della Natura stimola reazioni automatiche, legate ancestralmente alla garanzia della sopravvivenza: infonde quindi sicurezza e richiede un livello di attenzione cerebrale non stressogeno”[1].
La Natura ci invita al cambio di… passo: non ha mai fretta, semplicemente fa le cose con cura e tutto avviene quando è il momento. Del resto, come sostiene il neurofisiologo Lamberto Maffei[2], continuare a inseguire lo stress di un quotidiano basato sulla velocità per una maggiore produttività, è fonte di angoscia, frustrazione, sovraffaticamento mentale. Ciò perché secondo i suoi studi, “Il nostro cervello è una macchina lenta e solo se usata secondo questi termini fisiologici conduce alla creatività”; il che si traduce in soluzioni intelligenti, funzionali ed economiche.
Ogni volta che ci relazioniamo con la Natura, lei ci dona qualcosa di sé e restituisce qualcosa di noi stessi, riportandoci alle origini: ci invita a svuotare, a lasciare andare, in opposizione al mantra dei tempi moderni, riempire e trattenere. Ci riporta all’essenziale attraverso l’ancestrale e innato linguaggio dei sensi: la vista del verde ad esempio, rimanda alla presenza di acqua, all’idea di vita, infondendo sicurezza; la verticalità degli alberi evoca vita e buona salute e inconsciamente trasmette forza, energia, protezione; i rami orizzontali richiamano l’equilibrio, la stabilità; gli aghi delle conifere, invece, il lato maschile donandoci un effetto emotivamente tonificante.
Entrati in un Bosco si rallenta e si è invitati alla quiete. Una delle caratteristiche che ci colpisce entrando in un bosco, infatti, è il silenzio. Siamo indotti alla serenità di una comunicazione sensoriale fatta di suoni, aromi, forme, colori, diverse consistenze tattili ben oltre le parole, che sposta l’attenzione della nostra mente dal rimuginio sul passato e dall’ansia del futuro, al dono del presente, all’ascolto vero e autentico di ciò che c’è senza giudizio; ed è proprio questo ascolto silenzioso e profondo che favorisce l’emersione delle emozioni che per loro natura, non sono fatte per essere trattenute (il termine deriva infatti dal latino e-movere: trasportare fuori).
In questa dimensione possiamo accedere all’introspezione, all’incontro e all’intimità della relazione autentica Io-Tu.
Gli scambi elettrici e chimici presenti nel sistema radicale degli alberi percorrono il tronco e i rami, mediante la linfa e ci aiutano a fare il pieno di energia. Siamo sempre immersi in un mondo elettromagnetico e come le batterie siamo in grado di caricarci e scaricarci a seconda dell’alimentazione, del livello di stanchezza e del tipo di pensieri che facciamo. Avvicinarci a un albero ci consente di ripristinare il nostro equilibrio psicofisico grazie all’influenza biomagnetica sprigionata dal contatto del corpo col tronco: ci si sente più leggeri e rivitalizzati. I test scientifici eseguiti dal professore giapponese Qing Li[3], uno dei massimi esperti al mondo di medicina forestale, hanno mostrato risultati sorprendenti sull’aumento della vitalità, su stati depressivi e sulla resistenza alla Sindrome di Burnout[4].
Nel bosco ci immergiamo anche in un mare di Aromi. Il senso dell’olfatto è uno dei più antichi, è sempre attivo poiché legato alla respirazione e ha un forte legame con il cervello: una volta che lo stimolo olfattivo viene captato dai recettori delle cavità nasali, viene veicolato come impulso elettrico fino al bulbo olfattivo e da qui al sistema limbico, area che ha grande valenza nel controllo di numerose funzioni neuro vegetative come emotività, comportamento, memoria, apprendimento, affettività. Alcuni aromi, come quelli di legni, resine, profumi animali, spezie, fiori, frutti, sono veri e propri archetipi del linguaggio olfattivo e agiscono a livello più sottile sulla spiritualità e sulla sfera energetica, comunicando con il nostro inconscio in modo assai più convincente delle classiche parole. L’archetipo del pino e dei suoi effluvi resinosi, ad esempio, emana l’immagine di una forza rassicurante infondendo fiducia.
“ Qui tra gli alberi mi nutro di quiete e presenza; respiro, sono parte della Natura”[5]
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Arno Cardini, Daniela Porcu “Nel bosco mi sono messo a nudo”, Reverdito ed, Trento 2023
“La vita è sempre disponibile ad accoglierci senza giudizio pretesa o altro. Dopo un grave incidente in moto all’età di 22 anni, che mi ha tenuto in coma per 3 settimane durante le quali ho vissuto un’esperienza di pre-morte (NDE), e un episodio di burnout una ventina di anni più tardi, ho capito che il bosco attraverso le sue forme, i colori, i movimenti, i profumi, ci parla; sta a noi decidere se entrare in relazione: percepirne la vitalità, l’intelligenza, la saggezza, intuire ciò che ha da comunicarci. Il bosco e in generale la Natura tutta mi hanno fornito gli strumenti per trasformare la paura di vivere, in piacere di vivere”.
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[1] Lutz Jàncke, neuroricercatore e psicologo, estratto dal libro “Macht Musik schlau?” – Huber editore
[2] Lamberto Maffei neurofisiologo, autore del libro “Elogio della lentezza” – Il Mulino editore
[3] Quing i, immunologo, esperto di medicina forestale, vicepresidente e segretario generale della società internazionale di medicina naturale e forestale
[4] Il Burnout è un insieme di sintomi che deriva da una condizione di stress cronico e persistente, associato al contesto lavorativo. La sindrome da burn-out dipende dalla risposta individuale ad una situazione professionale percepita come logorante dal punto di vista psicofisico.
[5] Arno Cardini psicosintetista, Life e Leadership Coach e Counselor, Esperto in “Bagno di foresta”, Formatore in ambito educativo ed olistico, Creatore del metodo di conduzione in Natura “Forestling”